Montagne aggredite da veicoli e folle di turisti, rifugi trasformati in alberghi di lusso, Italia Nostra: "Basta grande viabilità e seconde case, stop al consumo di suolo"
L'associazione che tutela il patrimonio naturalistico fa un bilancio di 60 anni di attività: "Il turismo si è dequalificato e sta urbanizzando le alte quote. C'è bisogno di una nuova sensibilità, di puntare sulla mobilità dolce, imponendo il numero chiuso"
Montagne che diventano città, aggredite da file di veicoli e folle di turisti, baite e rifugi trasformati in alberghi di lusso, bacini di raccolta delle acque sempre più grandi e impattanti. Il futuro delle alte quote in Trentino è sempre più a rischio. A dirlo è Italia Nostra, che da 60 anni è impegnata nella tutela del patrimonio artistico, storico e naturale e a diffondere la cultura della salvaguardia dell'ambiente.
Se in questi sei decenni sono stati raggiunti risultati importanti, tra cui la salvaguardia della Val di Genova e della Val di Tovel, la lotta contro l’estrazione dell’uranio in val Rendena, l’istituzione del parco naturale dell’Adamello - Brenta, la promozione attiva della gestione del parco nazionale dello Stelvio, la gestione della fauna selvatica, il contrasto al consumo di suolo e al prolungamento della Valdastico, restano ancora molte le sfide in agenda.
“Negli ultimi decenni il turismo si è dequalificato puntando sulla quantità, invece che sulla qualità – spiega Italia Nostra. - Come ricorda Corrado del Bò, docente di etica del turismo, 'va in scena la turistificazione, ovvero la sostituzione di una comunità con una non comunità come quella turistica'. C’è bisogno di una nuova sensibilità, d'investire in risparmio e sobrietà in ogni settore. C’è bisogno di più ricerca scientifica, di formazione e di progresso culturale nell'uso del territorio. Partendo dalle alte quote, dalla qualità dei pascoli e boschi per arrivare ai fondovalle fino alle grandi pianure”.
Anche le montagne si trovano a dovere fare i conti con il cambiamento climatico.
“La tempesta Vaia ha lasciato cicatrici profonde nel sistema forestale – spiega ancora Italia Nostra – e le conseguenze si fanno sentire con il diffondersi del bostrico. Tuttavia quella tempesta ha insegnato poco: si è creata una nuova rete di strade forestali, troppe delle quali inutili, si sono imposte protezioni aggressive, impattanti e costose”.
A preoccupare maggiormente è l’industria del turismo, “trasformatasi in monocultura. Nonostante i cambiamenti climatici in atto, questa industria è sempre più invasiva e sta urbanizzando le alte quote. Da vent’anni sappiamo quanti veicoli transitano sui passi dolomitici. Si lascia libero sfogo alle auto private, alla velocità di moto, ai raduni arrivati fin nel cuore del parco di Panveggio nel 2019 e nella tarda estate del 2023 in val Canali” commenta ancora l'associazione.
Italia Nostra chiede di fermare il consumo di suolo, riutilizzano il patrimonio infrastrutturale esistente, specie in alta quota. “Si dovrà, inoltre, risparmiare acqua e energia, investire in mobilità dolce anche imponendo il numero chiuso. Basta seconde case. Stop al consumo di suolo libero. Basta grande viabilità”.
Fonte: il Dolomiti - Trento 9 novembre 2023