Il nostro obiettivo è costruire una civiltà ecologica, una società che, come scrive Fred Magdoff, «dovrà essere l’opposto del capitalismo essenzialmente sotto ogni suo aspetto»:
Il capitalismo è incompatibile con una civiltà veramente ecologica, poiché deve continuamente crescere, incoraggia il sovra-consumo e non rispetta i limiti delle risorse non rinnovabili (il rubinetto) e la capacità della Terra di assimilare i rifiuti (il lavandino). Fondato su un individualismo possessivo, incoraggia necessariamente l’avidità, la competizione e l’egoismo; la sua morale può riassumersi nella formula «après moi le déluge» [dopo di me il diluvio]. Per Engels, la «vera libertà umana» può solo realizzarsi in una società «in armonia con le leggi conosciute della natura». Sebbene sia impossibile sapere a cosa assomiglieranno le civiltà del futuro, possiamo delineare lo stesso i contorni di una società equa ed ecologica. Quando un sistema cambia, la nuova la realtà è il frutto della sua propria storia e delle lotte che ci sono concretamente state. Tuttavia, per essere ecologicamente sana, una civiltà deve sviluppare una nuova cultura e un’ideologia basate su principi fondamentali come l’uguaglianza reale. Deve:
(1) assicurare a ciascuno condizioni di vita soddisfacenti (cibo, acqua potabile, servizi igienico-sanitari, assistenza sanitaria, alloggio, abbigliamento, istruzione e attività culturali e ricreative);
(2) abolire il dominio o il controllo degli uomini sugli uomini;
(3) sviluppare sistemi di gestione di fabbriche, aziende agricole e altri luoghi di lavoro da parte dei lavoratori e della comunità;
(4) instaurare una procedura efficace di revoca degli eletti;
(5), ripristinare l’unità tra uomini e sistemi naturali in tutti i settori, compresi l’agricoltura, l’industria, il trasporto e le condizioni di vita.
Un tale sistema:
(1) cesserebbe di crescere una volta soddisfatti i bisogni umani essenziali;
(2) non incoraggerebbe le persone a consumare sempre di più;
(3) proteggerebbe i sistemi che sostengono la vita e rispetterebbe i limiti delle risorse naturali tenendo conto dei bisogni delle generazioni future;
(4) privilegerebbe le decisioni fondate sui bisogni sociali ed ecologici a lungo termine senza trascurare i bisogni a breve termine delle persone;
(5) dipenderebbe il più possibile dalle energie rinnovabili invece che dai combustibili fossili; (6) promuoverebbe le caratteristiche umane e una cultura di cooperazione, condivisione, reciprocità e il senso di responsabilità verso i vicini e la comunità;
(7) favorirebbe il pieno sviluppo del potenziale umano; e
(8) promuoverebbe processi decisionali politici ed economici veramente democratici al fine di soddisfare le esigenze locali, regionali e multiregionali. [1]
Questa generazione non vedrà realizzarsi un tale progetto nella sua interezza, ma potrebbe portarlo a quella fase iniziale descritta da uno dei pionieri del socialismo e dell’ecologia, il poeta, pittore e architetto inglese William Morris: la prima vera vittoria della rivoluzione sociale non sarà ovviamente l’instaurazione da un giorno all’altro di un sistema comunista compiuto, poiché sarebbe assurdo, ma piuttosto l’istituzione di un governo rivoluzionario che avrà come obiettivo deliberato quello di preparare e adattare, con tutti i mezzi a sua disposizione, la vita umana a un tale sistema. [2]
In Too Many People?, io e Simon Butler esprimiamo così questa idea: «In ogni paese abbiamo bisogno di governi che rompano con l’ordine esistente, che rispondano solo ai lavoratori e ai contadini, ai poveri, alle comunità indigene e agli immigrati: in una parola, alle vittime del capitalismo ecocida, e non ai suoi beneficiari e rappresentanti». Suggeriamo alcune delle prime misure che tali governi potrebbero prendere:
• eliminare rapidamente i combustibili fossili e i biocarburanti a beneficio di fonti di energia pulita come l’energia eolica o geotermica, l’energia delle onde e correnti marine e soprattutto l’energia solare;
• sostenere attivamente gli agricoltori nella conversione ad una agricoltura ecologica; difendere la produzione e la distribuzione di cibo locale; lavorare attivamente per ripristinare la fertilità del suolo eliminando le aziende agricole industriali e l’agribusiness inquinante;
• creare una rete di trasporto pubblico gratuita ed efficiente e adottare politiche di pianificazione urbana che limitino drasticamente la necessità di usare auto o camion privati;
• ristrutturare gli attuali sistemi di estrazione, produzione e distribuzione al fine di sradicare lo sperpero, l’obsolescenza pianificata, l’inquinamento e la manipolazione pubblicitaria, oltre a mettere all’occorrenza le industrie sotto controllo pubblico e garantire la riqualificazione professionale di tutti i lavoratori e le comunità interessati;
• mettere a norma le case e gli edifici esistenti per garantire una maggiore efficienza energetica, e stabilire rigide linee guida per l’architettura verde in tutte le nuove strutture;
• interrompere ogni operazione militare sul suolo nazionale e all’estero, trasformando le forze armate in squadre di volontari dedite alla ricostruzione degli ecosistemi e all’assistenza alle vittime delle alluvioni, dell’innalzamento del livello del mare e di altre catastrofi ambientali;
• fornire servizi sanitari universali e di qualità, inclusi quelli di contraccezione e interruzione della gravidanza;
• lanciare programmi di rimboschimento estensivo, carbon farming e protezione della biodiversità. [3]
Si potrebbero proporre molte altre misure. Gli esatti passi che tali governi faranno dipenderanno dalle circostanze in cui saliranno al potere e dagli specifici problemi del loro paese, come la situazione economica, la consistenza delle forze di opposizione reazionarie etc. la loro capacità di agire e le politiche ambientali a cui daranno priorità dipenderanno anche dalla portata e dall’estensione dei danni già inflitti all’ambiente locale e mondiale. Più si ritarderà nello sbarazzarci di questo sistema distruttivo, più a lungo l’umanità dovrà affrontarne le conseguenze.
La trasformazione richiederà nuove conoscenze e nuove scienze. Sarà necessario avviare progetti di ricerca di entità paragonabile a quello dell’International Geosphere-Biosphere Programme in modo che le decisioni possano fondarsi su solide basi scientifiche e garantire, soprattutto, che gli sforzi per ripristinare la salute del sistema Terra non provochino inavvertitamente ulteriori danni.
Ian Angus
Note
[1] Fred Magdoff, «Ecological Civilization», Monthly Review, vol. 62, n. 8, gennaio 2011, p. 20.
[2] William Morris, Ernest Belfort, Socialism, its Growth & Outcome, C. H. Kerr & co., 1909, p. 285.
[3] Ian Angus, Simon Butler, Too Many People?, Haymarket Books, 2011, pp. 189-99.
Fonte: Ian Angus, Anthropocene. Capitalismo fossile e crisi del sistema Terra. Asterios, 2019, pp. 237-240.